Nutrigenetica: la relazione tra ciò che mangiamo e le malattie rare

Siamo ciò che mangiamo?

La nutrigenetica si occupa di studiare le caratteristiche peculiari del singolo individuo in relazione alla sua alimentazione, al suo metabolismo, alle predisposizioni individuali e all’ambiente in cui vive.

Si tratta di una scienza molto attuale, che si concentra sul genoma umano, indagando le piccole variazioni genetiche del DNA in seguito all’introduzione di determinati alimenti o sostanze. Negli ultimi anni gli studi hanno evidenziato che alcuni nutrienti possono regolare l’attività dei geni proprio grazie a meccanismi epigenetici.
Un esempio? Gli acidi grassi polinsaturi diminuiscono l’espressione di geni coinvolti nel metabolismo del colesterolo.

La relazione tra cibo, geni e salute

Questa correlazione tra cibo, geni e salute è ancora più presente se parliamo di malattie rare o croniche come il Parkinson e l’asma, che originano da squilibri infiammatori mediati dai batteri intestinali. Anche per il diabete, l’ipertensione arteriosa e l’ipercolesterolemia, il cibo può diventare una vera e propria terapia o affiancare e supportare le cure in atto.

I cibi considerati antinfiammatori

Tra le varie sostanze, quelle che riscontrano maggiore interesse da parte della scienza sono i cibi di origine vegetale, che contengono i composti fitochimici, sostanze biologicamente attive. Il tè verde e l’olio extravergine di oliva sono al momento quelle più studiate, perché ricche di polifenoli, dall’azione antiossidante e antinfiammatoria (per approfondimenti vedi anche: Cibi antinfiammatori: quali sono e perché fanno bene al nostro organismo)

Evidenze scientifiche dimostrano che esiste una stretta relazione tra le patologie autoimmuni, come le malattie infiammatorie croniche dell’intestino quali il morbo di Crohn e la colite ulcerosa, l’artrite reumatoide o il lupus eritematoso sistemico, e ciò che mangiamo, poiché il cibo modifica il nostro microbiota intestinale. La strada della ricerca è ancora lunga, ma in generale seguire schemi alimentari basati su un basso consumo di grassi saturi e zuccheri, preferendo cibi ricchi di fibre e di nutrienti funzionali come antiossidanti e polifenoli, contribuisce a proteggerci nei confronti di malattie cardiovascolari e malattie croniche degenerative come ad esempio la malattia di Alzheimer.